Il saluto di Don Federico alla nostra Comunità

Otto anni: tempo di sequela del Maestro

 «Chi è il discepolo? E’ colui che ogni giorno cerca e desidera il Signore e, una volta trovatoLo, si cimenta nell’andare dietro di Lui»
(Mons. Pierino Liquori, Omelia XX Domenica del T.O.)

 Caro don Pierino e carissima comunità,
credo non ci sia definizione più vera e più bella per racchiudere questi otto anni che il Signore ci ha donato di vivere insieme.
Cosa è stato questo lungo tempo? Non semplicemente l’idillio di persone che hanno saputo essere in sintonia, quanto un segmento di storia nel quale il Cristo Gesù, il nostro Maestro, ci ha concesso di camminare per incontrarLo, per sperimentare la bellezza dello stare con Lui e dunque per continuare l’esaltante esperienza della sequela.
Sì cari amici: tutti noi, in questo lasso temporale fatto di passione, di slanci, di speranza e di fatiche, ci siamo sforzati di andare per le vie che la Divina Provvidenza non ha mancato di indicarci.
Dal mio cuore, allora, sale a Lui, Sommo ed Eterno Sacerdote, la mia lode e il mio ringraziamento: “che cosa renderò al Signore per tutto quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Sal 116,12). Sì, invocherò il nome del Signore!

…invoco il nome del Signore su di te, caro don Pierino, che per me giovane prete sei diventato, da subito, padre nel ministero, fratello, amico, confidente e compagno di viaggio. Sei stato prezioso tanto quanto l’azione di un vasaio che, plasmando l’argilla a sua disposizione, riesce a ricavarne un’opera d’arte. Il Signore, per volere dell’arcivescovo Domenico D’Ambrosio, mi ha affidato alle tue cure pastorali e la vicinanza continua con te (non solo nella vita parrocchiale, ma ancor più in quella casalinga e nei tanti momenti di svago) ha scolpito sempre più in me i tratti del sacerdote. Grazie per la fiducia incondizionata che hai riposto in me, grazie perché mi hai insegnato che “non bisogna fare i preti” ma “occorre essere preti”, grazie per lo stile di sobrietà ed essenzialità che mi ha sempre inculcato come vie che rimandano a Lui, grazie per l’amore alla Parola, all’Eucaristia e alla carità che hai saputo trasmettermi come elementi costitutivi il nostro sacerdozio e grazie perché so che, anche in questa nuova avventura, continuerai ad essermi guida e sostegno, nella condivisione di un ministero, quello di parroci, che ci accomunerà.

…invoco il nome del Signore sui tanti bambini e ragazzi che in questi hanno ho avuto il dono speciale di poter incontrare e servire: quanta ricchezza ho potuto riscontrare in tutti voi. Nelle esperienze della catechesi e nei tanti Grest, in quelle di preghiera e di carità così come in momenti di informale allegria mi avete insegnato che il Vangelo è freschezza, è immediatezza, è spontaneità. In modo particolare a voi, cari giovani, vorrei dire: non abbiate paura di scegliere Gesù, non abbiate timore di testimoniarLo nei vostri ambienti di vita, tra i vostri amici. Siate sempre fieri di appartenere a questa comunità parrocchiale che altro scopo non ha se non quello di farvi incontrare Colui che è la gioia vera.

 …invoco il nome del Signore su di voi, cari ministranti, che nel corso di questi anni, accogliendo l’invito di Gesù a stare con Lui, lo avete servito sull’altare. Il vostro entusiasmo, la vostra dedizione e la puntualità nel vivere la vostra piccola ma significativa missione mi hanno arricchito.  Restate sempre vicini a Gesù, cercatelo come l’Amico che non delude e vivete ogni celebrazione come un regalo unico che Lui vi fa perché vi vuol bene.

…invoco il nome del Signore per e su di voi, care catechiste, che nel servizio e nell’annuncio della Parola ai nostri bambini e ragazzi siete testimonianza vivente della maternità della Chiesa che mai si stanca di donare all’uomo assetato di senso la perla preziosa che è Cristo. Grazie per l’esempio di dedizione, di cura e di preparazione che in questi otto anni mi avete dato, così come anche di unità di intenti con il nostro amato parroco. Siate sempre canale attraverso cui il Signore passa per convertire, sanare, incontrare, stupire.

…invoco il nome del Signore sul coro della nostra meravigliosa famiglia parrocchiale, grato per l’esempio di servizio e di amore incondizionato alla comunità e alla liturgia che ho ricevuto da ciascuno dei suoi componenti. Siate sempre esecutori della melodia più bella, quella che nasce dall’ascolto della Parola e che si traduce in scelte che profumano di Vangelo.

 …invoco il nome del Signore su tutte le famiglie della nostra bella comunità, piccole chiese domestiche nelle quali il Signore è accolto, amato, servito e testimoniato. Grazie per l’amicizia di cui mi avete sempre onorato e soprattutto grazie perché con la vostra perseveranza siete stati i cantori della fedeltà nuziale dello Sposo (Cristo) con la Chiesa, Sua Sposa. Continuate sempre a fare dei vostri cuori degli estuari di amore.

…invoco il nome del Signore su quanti nella nostra famiglia di San Lazzaro si sforzano di essere i “Buoni Samaritani” che aiutano i numerosi bisognosi silenti dei nostri giorni: ai tanti che con il gruppo missionario, con la Caritas parrocchiale, con il punto ristoro, con il gruppo mensa domenicale, con il centro di ascolto settimanale sanno fare della loro vita un servizio agli altri, il mio abbraccio grato e benedicente. La vostra testimonianza mi ha edificato ed è stata sempre la predica più incisiva che potessi ricevere, perché pregna e intrisa di credibilità.

…invoco il nome del Signore sul gruppo adulti di Azione Cattolica della nostra parrocchia. Per voi, che con costanza vivete la vostra appartenenza associativa e la vostra formazione, l’incoraggiamento a camminare nella fedeltà alla Chiesa, amando il Signore, accogliendoLo come segreto del vostro vivere e testimoniandolo in una storia e in un mondo che hanno fame e sete di Lui.

…invoco il nome del Signore sugli anziani e sulle persone ammalate che in questo tempo della mia permanenza qui ho avuto la gioia e l’onore di poter incontrare. L’età che incalza e l’esperienza che avete accumulato, unite all’amore per questa diletta comunità, mi hanno persuaso di quanto è grande la vostra donazione a Cristo Gesù. Vi affido a Lui perché vi ricolmi di ogni benedizione: voi affidate a Lui me e la nuova missione che sto per intraprendere perché possa essere solo e soltanto secondo il Suo cuore.

…invoco il nome del Signore sul “monastero invisibile” della nostra splendida parrocchia: il gruppo degli adoratori. Quanto siete stati per me di edificazione nel vedere l’assiduità, l’amore, la partecipazione e lo stupore nel vivere l’adorazione quotidiana, fiore all’occhiello della nostra realtà parrocchiale e della nostra diocesi. Vi chiedo di continuare ad essere lampade che ardono davanti al Datore di ogni bene, al quale, da oggi, sarete chiamati ad affidare con ancor più grande vigore, anche me.

…invoco il nome del Signore sulla comunità dell’Istituto secolare “Servi della Sofferenza”. Grazie Signore per il dono di Franca, Simona, Francesca e Manuela, per la loro amicizia fraterna ed edificante, per il loro essere state compagne di viaggio e consigliere mirabili in tante situazioni. Grazie per il modo in cui mi avete testimoniato la passione e il servizio generoso per il Vangelo. In voi so di avere le ali di riserva, che nei momenti di stanchezza consentono al mio volo di non subire contraccolpi di sorta e di proseguire dritto verso la meta.

E allora, mentre va compiendosi il tempo di grazia che il Signore mi ha concesso di vivere in questa splendida realtà, faccio mie le parole dell’apostolo Paolo nel congedarsi da Mileto: “Ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati” (At 20,32).

Cara e amata comunità di San Lazzaro, mentre ti benedico, ti incoraggio: accogli, ama, loda e servi il Tuo Signore! Benedici chi, per il ministero ricevuto dalla Chiesa è in questa comunità colui in grado di spezzare ogni giorno il Pane della Parola e dell’Eucaristia e sìì sempre grata al Pastore dei Pastori per essere stata grembo in grado di generare alla vita ministeriale un giovane sacerdote permettendogli di essere un ragazzo sereno e un prete felice.
Vorrei chiudere con una battuta,  con un adagio proprio della vita monastica benedettina.
Quando un monaco diviene abate si dice così: “semel abas, semper abas” (una volta abate, resti sempre abate).
Per me, sempre e per sempre, varrà il detto: “dopo essere passato da San Lazzaro resti per sempre Lazzarone”.

Lecce, 15 Settembre 2022
Memoria della B.V.Maria Addolorata

Con gratitudine
Sempre vostro don Federico