L’AMORE FOLLE DI DIO

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,9-17). Se riusciremo a vivere il perdono, come frutto e segno dell’essere amici di Cristo,  aiutati e illuminati dalla Parola di Dio, a Pasqua gioirà il nostro cuore all’unisono con tutti coloro che avranno camminato, elevandosi sulla croce di Cristo, dicendo con Lui, per Lui e in Lui: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Sperimenteremo la gioia dell’appartenenza al Crocifisso-Risorto che farà risplendere sul nostro volto quello del Padre. Se vorremo sentire e far sentire la ricchezza, la grandezza unica del cuore di Dio, camminiamo con la Chiesa ascoltandola: e aggiungeremo splendore con il nostro impegno di riconciliazione. Vogliamo sperimentare ancor più la gioia del cuore di Dio! Capita a volte di pensare Dio immune dai nostri sentimenti, quando invece la Bibbia ci rivela la sua fatica su di noi, la sua speranza, ma soprattutto la gioia di considerarci figli e fratelli in cammino verso la pienezza della felicità, che è Lui: gioioso datore del perdono, della pace, della riconciliazione. Tutti abbiamo bisogno di entrare nel cuore di Dio “lento all’ira e grande nell’amore” (Sal 102,8). Tutti viviamo la nostalgia della gioia di questo Padre che non si stanca di aspettarci,  di cercarci, di abbracciarci, di rivestirci della dignità di figli perduta. Il suo cuore è la sorgente del perdono! Lì dobbiamo puntare! Quanta tristezza vive nei cuori, nelle famiglie, nelle comunità cristiane! Sì, perché spesso tutto ruota intorno a noi e non intorno a Lui. Cerchiamo di costruire relazioni secondo noi e ci ritroviamo lontani da noi stessi, dagli altri e da Dio. Chiediamoci: quale ruolo ha il Crocifisso nella nostra quotidianità? È per noi la manifestazione dell’amore del Padre? Mentre lo contempliamo sulla croce possiamo ricordare la sua risposta alla domanda dell’apostolo Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?  Chi ha visto me, ha visto il Padre”» (Gv 14,9). Quando Gesù grida: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34) sta manifestando il grande amore del Padre, il suo perdono, la grandezza del suo cuore sempre “lento all’ira e grande nell’amore” (Sal 102,8). Il perdono è la carta d’identità di Dio, come si evince dal libro dell’Esodo. «Il Signore passò davanti a lui proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione» (Es 34,3-7). “Il tre e il quattro evocano, uniti, il sette della pienezza e della giustizia, il mille rimanda invece all’infinito divino, ed è questa la sconfinata misura del perdono che cede alla logica del diritto” (G. Ravasi,  Le sette parole di Gesù in croce, ed. Queriniana). «Tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò» (Ger 31,34). Noi abbiamo davanti il vero modello per la nostra vita: il Dio che perdona perché ama e l’amore non calcola, ma va oltre; getta la colpa alle spalle.

(Da “L’amore folle di Dio” lettera del parroco don Pierino Liquori alla Comunità per la Quaresima)