Vangelo in briciole
7 aprile 2019

V DOMENICA DI QUARESIMA

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.  Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Nell’ambito del percorso quaresimale ci ritroviamo nuovamente e forse all’apice dell’annuncio della misericordia di Dio attraverso il racconto di Gesù con la donna accusata di adulterio.
A differenza delle precedenti narrazioni sulla misericordia già meditate nel Vangelo di Luca delle domeniche precedenti, questo è un caso che fa scandalo perché entra nei comportamenti sensuali e affettivi intimi delle persone e pertanto scribi e farisei trovano una ghiotta occasione per mettere alla prova Gesù giacché la Legge mosaica prescrive una condanna precisa in merito; Gesù non giudica secondo la Legge quindi può essere accusato di bestemmia perché contro la Legge di Mosè;  se invece conferma la Legge  allora si potrebbero chiedere perché allora accoglie i peccatori e mangia con loro.
Il brano apre indicando come luogo di preghiera il monte degli Ulivi; l’idea del monte è intuitiva proprio perché è il monte dell’olio, del crisma e il crisma è la simbiosi con Gesù e si dice crisma in greco e unzione in latino. E’ lo stesso olio di cui ungevano i lottatori e quell’olio del monte degli Ulivi è dato a noi per lottare contro il diavolo.
“Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio….”; all’alba di una nuova era che inizia proprio con la sua venuta, la Legge mosaica si completa con un nuovo corso: il tempio si rinnova e si materializza nella Chiesa e Lui sedendosi con  umiltà si offre  alle genti che per attrazione si avvicinano al Dio incarnato da cui traggono vita per mezzo della Sua Parola.
Ed è a questo punto che gli scribi e i farisei cercano di tendere la trappola mettendolo alla prova.
Era stato predetto (Sal 44,5): “procedi e regna per la verità e la mansuetudine e la giustizia”, perciò, Gesù portava la verità come dottore, la mansuetudine come liberatore e la giustizia come avvocato.
Avendo già avuta ampia prova dei primi due punti, scribi e farisei pensarono di metterlo in difficoltà per poterlo screditare pubblicamente, domandando chiaramente:” «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”
Ora, effettivamente, la Legge dichiara questo (cfr. Lv 20,10 e Dt 22,22) riferendosi all’ adultera e  si completa riferendosi alla coppia di adulteri sposati con la stessa pena ovvero la lapidazione di entrambi, (cfr. Dt 22,23-24). Qui però manca l’adultero quindi il “reato” non può essere dichiarato tale perché per l’adulterio sono indispensabili almeno due soggetti attori del fatto.
“Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra” ovvero si apprestava a somministrare la giustizia senza abbandonare la mansuetudine e scrivendo per terra lancia un segnale non di facile interpretazione; di certo un segno di grande umiltà ma nel contempo è ipotizzabile che indichi che la nuova legge è scritta nella terra in grado di generare frutti ovvero nel cuore degli uomini rispetto alla precedente che era scritta sulla pietra con il dito di Dio.
Di fronte all’insistenza degli accusatori salvaguardando la Legge non dice “che non venga lapidata” e nemmeno “che venga lapidata” perché Gesù non è venuto per perdere ciò che ha trovato ma per cercare ciò che era perduto, per questo dice:” Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” ovvero può essere punita la peccatrice ma non dai peccatori.
Colpendo i presenti con pensieri di giustizia probabilmente ha visto cadere il loro spirito e per questo ha distolto lo sguardo continuando a scrivere per terra lasciando la possibilità di ritirata da parte degli scribi e dei farisei, che incominciarono a lasciare il luogo.
“Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo”: la  misericordia e la miseria s’incontrano (S. Agostino)  come previsto nel progetto di Dio.La donna avrà pensato che l’unico senza peccato che poteva scagliare la pietra era di fronte a lei e che alzandosi dice:” «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
La chiama “donna” come la samaritana, la Maddalena e sua Madre, ovvero restituisce dignità non dichiarandola peccatrice e lei accogliendo la misericordia di Gesù risponde:” «Nessuno, Signore», ovvero riconosce il Figlio di Dio e Gesù chiude il dialogo dicendo: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
Gesù ha condannato non il peccatore ma il peccato perché se avesse condannato il peccatore avrebbe detto “và e vivi come vuoi, qualsiasi peccato commetterai potrai contare sulla mia misericordia ed affrancarti dall’inferno” ; Egli invece ha sempre liberato dal peccato, ha avvertito i peccatori del giudizio di Dio, ma non ha mai condannato le persone, per questo bisogna avere attenzione  perché pur amando la mansuetudine di Gesù non si può prescindere dal percorso di verità, infatti: “Benigno e retto è il Signore” (Sal 24,8).

A.M.P.