Coronavirus
tra paure e speranze

In questo periodo pubblicheremo alcune riflessioni e preghiere fatte da nostri amici durante i primi tempi della Pandemia per condividere paure e speranze e con l’auspicio che anche altri possano offrire il loro contributo inviando a:  info@parrocchiasanlazzarolecce.it

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Al termine di questo periodo di quarantena obbligatoria (che non coincide con il cessare dell’emergenza coronavirus), è giusto operare una valutazione ponderata su ciò che ha significato questo spazio temporale di sospensione della nostra vita. Le immagini agghiaccianti di Wuhan, il paziente-zero di Codogno, le bare di Bergamo trasportate dai camion militari, le conferenze quotidiane della Protezione Civile alle ore 18, gli occhi lucidi del Presidente del Consiglio in un’intervista sul Canale Nove …sono immagini che rimarranno scolpite nella memoria di ciascuno. Stand-by, stop immediato, interruzione. Silenzio, solitudine e riflessione. Ho sempre pensato che fermarsi a riflettere, avere del tempo per se stessi sia un toccasana per quanti ogni giorno combattono con i ritmi convulsi di tanti, troppi impegni sfiancanti.A volte però, quando già si affrontano fantasmi più grandi d fermarsi a causa della pandemia può avere un effetto ancora più lesivo, che va minacciare il precario equilibrio psicologico, messo già a dura prova. Perché fermarsi significa anche guardarsi dentro. E quando si vivono fasi delicate della vita, quando il futuro diventa fonte di angoscia, quando il presente è una guerra che affronti ogni giorno contro la malattia di una persona a te cara, diventano ancora più nitide le macerie che hai nel cuore e il senso di impotenza, misto alla paura del domani, di ciò che potrebbe accadere, di ciò che potresti perdere, di quello che potresti provare, un’altra volta. Ho sorriso amaramente, osservando quanti riescono finanche a lamentarsi dal comodo divano, mentre guardano una serie Netflix con una birra in mano. Fuori c’è chi sta lottando per limitare i danni della pandemia ed in molte case sono costrette altre persone, con problemi ben più gravi e situazioni ben più delicate dell’insofferenza da restrizione domiciliare. Ed allora, per non affogare nell’ansia che mi fa da fedele compagna, ho fatto affidamento ad un buon libro, alla Tv che qualche volta è riuscita a distrarmi… e  soprattutto alle videochiamate, che hanno accorciato le distanze rispetto  alle persone a cui voglio bene e che mi vogliono bene. Non so dire se la quarantena ci avrà resi migliori.
Credo che sia errato dare una risposta generale ed indistinta. Occorre invece valutare il caso concreto ed il tessuto singolo di ogni individuo. Ma, di sicuro, l’insegnamento che possiamo trarre da questa situazione è il seguente: non siamo invincibili su questa Terra. Dobbiamo riscoprire la finitezza dell’uomo e riuscire a vivere pienamente ogni attimo, cogliendo e assaporando la bellezza delle piccole cose, perché “il tempo vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà”, prendendo in prestito le parole di un capolavoro cinematografico, “L’attimo fuggente”. Mordere la vita è quello che dovremmo provare a fare.

Antonio C.

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La “nuova” amica in un giorno appesantito da notizie dolorose, per il mondo, e dalla stanchezza che stava oscurando il cielo della mia vita, ho deciso “Vado a trovarla ….”. E la mia amica “nuova”, che vive da sola, dorme poco e prega, anche di notte. Prendo l’ascensore del suo condominio e la trovo, mascherina in volto, sulla porta, ad aspettarmi. Già vederla in mia attesa mi infonde una enorme tenerezza in cuore: mi ricorda mia madre che mi aspettava, quando tornavo da scuola, dopo una mattinata trascorsa, lei in casa con la colf, io con i miei alunni, in classe. Lascio alla mia amica, sulla soglia di casa, una borsa con poche cose che gradisce, lei mi guarda e sussurra “Non ti puoi fermare?” e io “Speriamo presto sia possibile”, quindi, rapida, schermati bocca e naso, riprendo l’ascensore e, carica di tenerezza, mi porto in cuore il suo messaggio abituale “Io, per te, posso solo pregare!” Le sue parole, la sua attesa mi confortano, in questa stagione, in cui è rara la gente che vive, nonostante i suoi problemi di salute, – la mia amica è ipovedente – sorride e piange, con una gratitudine ineguagliabile, arricchente il cuore di chi la incontra. Per farla sentire importante nella relazione – e, in verità, lo è molto – le ho lasciato giorni fa un messaggio, una verità, di cui sono divenuta conscia, nel tempo, grazie al contesto in cui viviamo “Vengo da te, sia pure per un minuto, quando sono bisognosa di incoraggiamento perché in crisi, da sola, non ce la faccio”.
A voi, amici miei, auguro di imbastire relazioni “speciali” come questa mia, capace di infondere in cuore una pazienza rasserenante, che attualmente è ricchezza ineguagliabile.

Mariagrazia C.