Vangelo in briciole
12 maggio 2019

IV DOMENICA DI PASQUA

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.  Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.  Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

Il pastore è una figura simbolo nei Vangeli, ha nel suo intimo una serie di messaggi.
Ci soffermiamo solo su tre aspetti:
I. L’annuncio della nascita è ai pastori e “in quel tempo” (non ai tempi di Davide) i pastori erano considerati impuri e peccatori, erano servitori mal pagati e sfruttati, vivevano di ruberie e furti spesso associati ad omicidi. Vivevano isolati nelle montagne, grezzi, selvaggi, bruti e pericolosi: erano esclusi dal tempio e dalla sinagoga e per loro non c’era possibilità alcuna di salvezza. Tuttavia, il Dio che libera con l’Amore guarda al cuore di questi esclusi e l’Annuncio della Buona Novella, cioè che Dio Ama TUTTI gli Uomini, è per prima rivolto a loro attraverso la tenerezza di un Bambino ”I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.
II. Il Buon Pastore è il pazzo d’Amore che lascia le novantanove pecorelle per andare alla ricerca della sola smarrita e ritorna felice e gioioso. “Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?”. A questa domanda i pastori presenti avrebbero certo risposto NO. Chi è così pazzo da lasciare le 99 per cercare una pecorella di certo rubata o sbranata dai lupi? La Follia dell’Amore di Dio per noi si comprende nella illogicità di un Dio Onnipotente nell’Amore che non si risparmia e contro ogni razionalità ci cerca disperatamente e come ci dice Gesù “Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite”.
III. La terza immagine, quella del brano, è l’evoluzione della figura del pastore che non è citato, mentre sono citate le pecorelle. Non più il pastore, dunque, ma l’innamorato, queste poche righe sono un canto d’Amore per ciascuno di noi: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” . Un Amore immenso, un poema, come quello descritto dai poeti che dura tutta la vita e oltre ”Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.” E quest’ Amore proviene dal Padre e al Padre ritorna “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”

Cesare De Giorgi